
Timoncini mette a fuoco l’attenzione come se i suoi soggetti fossero contenitori di tragedie, di solitudini e nevrosi ruvide e inaudite.
Giorgio Seveso – 2016
Così la «festa grande per tutti», il grande quadro con cui Timoncini suggella questo 1975, è una sorta di trofeo ellenistico del consumismo da week-end, della sua illusorietà plastico-dionisiaca. È proprio paradossalmente da questo trionfaiismo acre e iniziatico che prende il via la fase espressiva timonciniana più recente dove l’esperito «esercizio di pazienza» di ricomporre come citazione di giudizio l’allusiva citazione romaneggiante, sembra aver disposto il pittore ad un ricupero più sonante, quasi illusionistico della realtà, spinta al limite dell’oggettivo speculare.
Giorgio Mascherpa – 1980