
Tra le clamorose volute rococò dei suoi mordenti sarcasmi all’appiattimento della morale da rotocalco ( periodo 1968 – 1969 ) ecco insinuarsi infatti la più ampia, articolata e sofferta impaginazione degli ultimi quadri: dove I’ “homo sapiens” e l’ “homo faber” ripropongono l’uomo come imprescindibile centro del mondo, col suo dolore) e la sua consapevolezza che gli consentano di rinascere ogni volta, di far emergere la sua “fragilità forte” anche nel mezzo delle più desolanti alienazioni.
Giorgio Mascherpa
Trofeo come un canto in sordina, un canto alle minacce, alle sconfitte, alle mani che restano vuote. Un trofeo messo insieme con i lacerti delle delusioni e delle frustrazioni d’ogni giorno; che è però anche il segnale totemico di una volontà di resistere e di sperare ogni giorno ripresa da capo.
Luigi Carluccio