Luigi Timoncini è nato a Faenza nel 1928. Si trasferisce a Milano nel 1951 e conclude gli studi a Brera. Nel 1962 tiene la sua prima personale alla Galleria Il Prisma in Milano con una serie di quadri vicini alle esperienze della giovane pittura milanese. Nell’ambito del realismo esistenziale il suo lavoro andrà acquistando una sempre maggiore indipendenza, divenendo una personalissima testimonianza della desolazione delle periferie urbane.
Al lavoro di pittore affianca un intenso lavoro di incisore affidando al segno una inconfondibile forza espressiva e una scarna efficacia evocativa.
1960: La grande città con le sue periferie, i suoi cantieri accampati nelle aere desolate di una natura dimenticata, gli habitat di una società reietta accampata alle porte dei nascenti supermercati, sono i contenuti dei nebbiosi paesaggi urbani della prima mostra milanese alla galleria il Prisma del 1962.
Seguono personali in varie città, fino alla grande mostra del 1970 alla Galleria Bergamini in Milano, che inaugura la nuova fase del lavoro di Timoncini espressamente dedicata alla figura umana. Sono gli anni di “nozze ambrosiane”, degli “homo sapiens” e “homo faber”, delle spiagge, come recupero dell’uomo quotidiano e del suo terrore per le assenze e i vuoti delle sue utopie.
Luigi Carluccio, presentando la mostra, scrive: “Timoncini rivolge lo sguardo all’interno di sé, in un punto in cui la natura e gli eventi acquisiscono un senso perché sono intrecciati con l’esistenza di un uomo, o dell’uomo e basta.
È in questi primi anni ’70 che Timoncini inizia il suo lungo lavoro riservato alla grafica.
Con le sue opere è presente nelle più importanti rassegne nazionali ed internazionali.
Nel 1970 e nel 1979 viene segnalato nei cataloghi Bolaffi per la pittura e per la grafica su proposta di Giorgio Mascherpa. Nel 1973 esegue per la Quadreria dell’Ospedale Maggiore di Milano il ritratto del Cav. Luigi Bruno.
Con le opere esposte alla Galleria Dello Scudo di Verona, 1975, nell’antologica alla Galleria San Fedele di Milano, 1976 e al Palazzo delle Esposizioni di Faenza, 1976 Timoncini conclude la fase più tragica della sua pittura, per una più serena visione accompagnata da una sottile e seducente ironia.
Nel 1977 la mostra personale alla Galleria L’acquario di Forlì presentata da Gianni Cavazzini conferma la nitida poetica di una pittura dischiusa sulla perigliosa vicenda dell’uomo. Nello stesso anno partecipa alla storica esposizione “S. Paolo nell’arte contemporanea” dei Musei Vaticani – Braccio Carlo Magno Roma.
Nel 1978 un suo quadro ispirato al film “l’Albero degli zoccoli” costituisce il “Premio San Fedele per il cinema” al regista Ermanno Olmi.
Seguono numerosissime personali fino alla significativa mostra del 1985 alla Galleria dello Scudo di Verona, presentata da Mario de Micheli. Le opere esposte segnano il ritorno del paesaggio nella tematica di Timoncini con una felicità intuitiva che riesce a far coincidere fedeltà e immaginazione, soggettività e valori oggettivi, sintesi e descrizione.
Nel 1987 una selezione di quadri ad olio e di pastelli dedicati al paesaggio viene presentata da Paolo Levi alla Galleria Forni di Bologna. Nel 1988 vince il concorso per le nuove vetrate della Basilica di S. Carlo al Corso di Milano, che progetta e realizza.
Alle mostre personali si affiancano le partecipazioni alle più significative manifestazioni artistiche come la rassegna “Magnificat” del Museo Diocesano di Milano, nel 1989 e la mostra storica del “Realismo esistenziale” al Palazzo della Permanente di Milano, 1991. Nel 1990 la Galleria Civica d’Arte Moderna del Comune di Gallarate presenta una vasta mostra antologica con dipinti, pastelli e disegni dal 1956 al 1990 presentata da Gian Alberto Dell’Acqua che ripercorre, con analitica precisione storico-critica, trentacinque anni di pittura di Timoncini. Una selezione della mostra passa nello stesso anno alla Galleria San Fedele di Milano e contemporaneamente una nutrita serie di acqueforti viene esposta alla Galleria Segno Grafico di Venezia, presentata da Enzo Di Martino; sono fogli che riportano un segno docile e ubbidiente, talvolta solamente descrittivo, talaltra estremamente dotato di energia evocativa.
Nel 1991 progetta e realizza il completamento della parte centrale della vetrata della cappella del Capitolo Metropolitano del Duomo di Milano ed una delle grandi vetrate absidali del Duomo di Monza.